La decisione è stata sofferta. Il ben noto pilota sportivo, ora nel campionato italiano V zona, Andrea Minchella, cugino del piccolo Matteo, voleva sospendere tutto. Ma visti gli obblighi contrattuali ha deciso di correre ugualmente nel fine settimana. E di farlo per lui “modificando” l’auto con un grosso cuore in cui inserirà il nome del piccolo angelo volato troppo presto in cielo. E si spera che a lui possa dedicare anche la vittoria, sofferta ora più che mai.

La morte di Matteo non trova spiegazione alcuna: una disgrazia senza paragoni che ha improvvisamente inghiottito l’intera comunità di Sant’Angelo, sospesa in un dolore palpabile. Anche ieri, come già martedì - quando la notizia della sciagura ha investito tutte le famiglie - non è stato difficile notare il cordoglio dei residenti: sguardi velati dalla commozione e teste basse.

Perchè nessuno ha saputo e potuto trovare parole adeguate a descrivere la sofferenza permeata nei loro cuori come se Matteo fosse davvero parte integrante della loro intima vita familiare. «Non abbiamo ancora elaborato la disgrazia. Non siamo ancora riusciti a realizzare ciò che è accaduto» ha raccontato Fernando, zio del piccolo Matteo con una voce rotta dal pianto. «È come se fossimo sospesi. Con loro ancora lì e noi qui fermi nell’attesa.

Una tragedia, siamo tutti sconvolti» ha aggiunto. Ieri sera erano pronti a partire per il Brasile i fratelli di mamma Roberta e papà Marco. Il resto della famiglia è invece a casa, ad attenderli a Sant’Angelo dove Matteo era tornato lo scorso 8 aprile per questioni di lavoro del capofamiglia.

«Ci avevano fatto un’improvvisata. Ed erano restati due settimane» ha continuato Fernando a cui la drammatica notizia è stata data lunedì sera tardi. Tutta la comunità resta ora in attesa, in una compartecipazione che solo le vere famiglie vivono. Nelle gioie, come nei dolori più fondi.