A Piedimonte San Germano le trappole per i randagi, e con esse la diffida.

Quello del randagismo è un problema reale in paese: diversi sono stati i casi di bambini rincorsi e persone impaurite dall’atteggiamento dei cani. 

Da tempo il Comune sta cercando di trovare una soluzione con la Asl che, dopo diversi interventi andati a vuoto, ha deciso di ricorrere all’utilizzo delle gabbie trappola.

Un intervento obbligato dopo i tanti tentativi andati a vuoto della Asl di catturare i randagi, e fatto per garantire il massimo della tutela per gli animali e per le persone. “Non un’ordinanza del Comune ma della Asl - afferma il sindaco Enzo Nocella - Il Comune in questi casi si rivolge alla Asl che fa intervenire una cooperativa. Da settembre sono stati fatti tre interventi, ma non sono riusciti a prenderli. Alla nostra quinta richiesta di intervento, la Asl ha deciso di mettere le gabbie quale unico modo per mettere in sicurezza questi cani”.

Ma la comunicazione diffusa dal Comune sull’avvio del servizio - che partirà il 30 marzo - ha scatenato un polverone di polemiche.

Ieri il presidente nazionale Aidaa, Lorenzo Croce, ha diffidato il sindaco e il comando della polizia locale dall’applicare la cattura di cani randagi attraverso l’installazione di gabbie trappola sul territorio comunale. “Si tratta di un metodo rischioso - spiega il presidente Croce - che potrebbe portare al ferimento o alla morte degli animali e inoltre questi signori non specificano nel loro assurdo avviso nemmeno il numero di ordinanza a cui fanno riferimento, e per giunta invitano i possessori dei cani regolari a tenerli rinchiusi e non a portarli a spasso con il guinzaglio. Tutto questo è ridicolo prima che assurdo, abbiamo inviato copia della diffida anche alla procura della repubblica di Frosinone perché valuti se esistono i presupposti per il reato penale di maltrattamento e agisca di conseguenza contro questi amministratori locali assolutamente irrazionali e fuori legge”. 

Accuse ingiuste per il primo cittadino che da tempo sta cercando di togliere questi cani dalle strade affinché siano curati. 

“Un procedimento legale partito da una struttura come la Asl. Credo che si stiano facendo polemiche inutili - controbatte Nocella - La gabbia non è un elemento di tortura ma solo un mezzo per prendere questi randagi. Una volta presi la Asl metterà loro i microchip e farà i documenti. Poi i cani verranno affidati a un canile sanitario di Sgurgola, dove rimarranno almeno 40 giorni per essere curati. Successivamente i cani passeranno a un canile ricovero a spese del Comune”.