Veleni interrati, il caso del Nocione potrebbe finalmente essere riaperto. Gli spiragli si vedono e arrivano dalla Procura della Repubblica di Cassino.  Ne sono convinti gli inquirenti che ben conoscono la sensibilità della Procura, favorevole a nuove indagini. Quelle stesse indagini che vennero inspiegabilmente fagocitate,  nel bel mezzo degli accertamenti persino su una presunta radioattività, dalla prescrizione.
Ma ora  la Procura dovrà vagliare tutti gli elementi di novità nelle mani della Guardia di Finanza di Cassino che per prima si occupò della delicata vicenda.

Proprio alle fiamme gialle gli ambientalisti si sono rivolti presentando un altro esposto e avanzando rinnovati sospetti su un’area che potrebbe essere ben più estesa di quanto preso in considerazione fin’ora. La quantità di fosforo, alluminio, manganese e ferro in misura superiore ai limiti previsti dalla legge raccontò della presenza di veleni depositati nelle viscere della terra da persone senza scrupoli. Le testimonianze di operai (anche del Comune) che all'epoca dei fatto eseguirono lavori per la costruzione della Cassino-Sora o che si occuparono di trasportare i rifiuti solidi urbani, ma anche quelli ospedalieri, in una discarica del Casertano per poi depositarli in grosse buche a ridosso persino del fiume Rapido spiegarono il "come" tutto questo sia avvenuto. I pentimenti - poi - dei collaboratori di giustizia, senza dimenticare Schiavone, riferirono del "perché" ciò avvenne.

Nessuno, però, fin’ora ha identificato chi abbia permesso di silenziare sotto decine di metri di terra una bomba ad orologeria che oggi sta iniziando a presentare il conto.