Dopo il fortunato esordio da romanziere con “Il confine di Bonetti”, il giornalista televisivo Giovanni Floris torna a cimentarsi con la narrativa: il suo nuovo libro, “La prima regola degli Shardana”, è per certi versi un prosieguo dell'opera che l'aveva preceduto. Storia incentrata sulla giovinezza la prima, nella seconda il conduttore di “Dimartedì” si concentra invece sulla mezza età, con uno sguardo nostalgico al passato, quando si era ragazzi e bastava una partita di calcio con gli amici per renderti felice.

“La prima regola” narra le gesta (e soprattutto le disavventure) di Raffaele, Giuseppe e Sandro, tre amici di vecchia data che, alle soglie dei cinquant'anni, decidono di cimentarsi in un'impresa tanto folle quanto affascinante: vincere la Coppa Sarda con la squadra di Prantixedda Inferru, minuscola località nel cuore della Sardegna, abitata quasi per intero da novantenni. In realtà, però, dietro l'acquisto della squadra da parte di Raffaele Ventura c'è tutt'altra intenzione: quella di chiudere un affare che gli permetterà di appianare i suoi debiti e rilanciarsi dopo l'ennesimo fallimento di una vita da perenne perdente. Nel giro di un paio di partite, però, nemmeno gli avvertimenti del viscido sindaco, del suocero imprenditore e soprattutto della mafia rom di Roma riescono a distogliere i tre dall'obiettivo. Dopo aver messo su una squadra a dir poco improbabile, che vanta tra le sue fila anche un parroco sessantenne, don Virgilio, lo storpio tziu Martine e due profughi africani, a guidarli nel ruolo di allenatore arriva addirittura l'ex calciatore Franco Selvaggi, campione del Mondo nel 1982, che pure durante il Mundial non ha disputato neanche un minuto.

Esilarante e allo stesso tempo malinconico, “La prima regola degli Shardana” è un romanzo sulla voglia di riscatto e sull'eterno ritorno di certi sogni giovanili che non ci abbandonano mai. Ambientato sotto il sole cocente e tra i panorami rocciosi della Sardegna, è scritto con uno stile incalzante, mai noioso, che trascina il lettore all'interno della storia e non gli permette di poggiarlo fino all'ultima pagina. Tra colpi di scena, amori che finiscono e altri che sbocciano, tra improbabili battaglie su campetti disastrati e centinaia di litri di mirto (rosso, per carità!) e di Ichnusa gelata, i tre amici impareranno a ri-conoscersi e ad aiutarsi. Perché, nonostante siano diventati adulti, nonostante uno di loro sia “un vip” e gli altri “due sfigati”, certi affetti superano la prova del tempo e vanno al di là di qualsiasi cambiamento.

Floris costruisce una sorta di commedia all'italiana vecchio stile, dal sapore a tratti agrodolce, che saprà farvi ridere, ma anche provocarvi il magone, offrendo una riflessione genuina e profonda sull'amicizia. Perché, nel calcio come nella vita, “in fondo è vero: nel momento più basso, è lì che si tirano fuori le risorse. è lì che nasce una squadra”.