Tra i comuni di San Biagio Saracinisco e Vallerotonda va avanti da decenni una disputa che sembra non avere fine: il motivo del contendere è rappresentato dai confini dei rispettivi territori reclamati da entrambi e di cui le perizie disposte dai tribunali per chiarire il tutto non riescono a venire a capo.

In questi giorni l'amministrazione sanbiagiese ha liquidato parcelle da pagare ai professionisti chiamati a dirimere la questione e incaricati nell'ultima causa datata 2002.

Tutto ebbe inizio nel 1807 quando, con un decreto della Commissione feudale, i beni della Rettoria di Vallerotonda, Acquafondata e San Biagio furono venduti a un certo Antonio Rossi di Vallerotonda: da qui tutta una serie di decisioni prese dai vari feudatari dell'epoca fino ad arrivare al 1858, quando un real decreto diede vita all'attuale comune di San Biagio Saracinisco. Fu allora che tra i comuni di San Biagio e Vallerotonda iniziarono le dispute per l'attribuzione dei relativi territori; tra i primi a essere contesi il feudo cassinese chiamato Montecavallo (all'epoca in possesso del duca Di Martina) e il feudo Saracinesco, entrambi di Montecassino.

Il 7 giugno del 1860 il comune di San Biagio chiese che i confini fossero riconosciuti come quelli descritti da Bernardo Abate nel 1278. Il 4 dicembre 1866 fu data esecuzione alla richiesta e fu assegnato l'incarico ai periti Toscano, Barbato e Giordano che portarono a termine il lavoro corredandolo con una pianta esplicativa e stabilendo che i confini dovevano essere quelli fissati da Bernardo Abate, tranne per la linea che dipartiva dalla confluenza dei corsi d'acqua Grimalda e Schiavonara.

Il comune di Vallerotonda non fu d'accordo e, dopo aver chiesto di non procedere oltre, vinse la causa e il prefetto di Caserta, con ordinanza del 29 gennaio 1870, rigettò la descrizione dei periti e avallò quella di Bernardo Abate. Da quel momento un susseguirsi di corsi, ricorsi, perizie e controperizie che, ancora oggi, 210 anni dopo, non hanno ancora trovato la soluzione.