Non conosce sosta l'impegno del Comune di Atina verso gli stranieri richiedenti asilo o titolari della protezione internazionale ospiti del programma "Sprar" (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) facenti capo proprio al comune atinate. Da qualche settimana, infatti, è partito il progetto che prevede un tirocinio per l'inserimento e il reinserimento finalizzati alla riabilitazione e all'inclusione sociale degli immigrati.

L'obiettivo dichiarato è quello di fornire loro la conoscenza del contesto lavorativo e la progressiva acquisizione dei compiti nell'ambito delle attività che riguardano la manutenzione dell'arredo urbano in generale e del verde in particolare. Come si sa, Atina è titolare del progetto "Sprar" denominato "Senza Frontiere" e per gestire il progetto è stata individuata la società "La Casa di Tom"; il comune atinate ha già attivato quattro tirocini di inclusione sociale informando l'ente gestore del progetto della relativa disponibilità di risorse da utilizzare per finalità di integrazione comprese borse lavoro e tirocini formativi.

I quattro immigrati tirocinanti sono ospiti del progetto "Senza Frontiere" e seguiranno il tirocinio formativo nel settore aree verdi per tre mesi nel periodo giugno-settembre 2017; a ciascuno di loro verrà erogato un compenso mensile di 400 euro. Il progetto è partito all'inizio di quest'anno quando il Comune di Atina elaborò l'iniziativa, concretizza in questi giorni, che tende a coinvolgere gli ospiti stranieri del progetto Sprar in attività utili alla collettività e alla comunità nella quale vivono. Dunque per questi giovani partirà un tirocinio formativo di tre mesi, durante i quali saranno chiamati a eseguire piccoli lavori di manutenzione sul territorio comunale come opere di tinteggiatura di arredi urbani, cura di aree verdi disseminate tra il capoluogo centro storico e le sue contrade.

«Gli ospiti stranieri - dice Silvio Mancini, sindaco di Atina - sono giovani provenienti da diverse parti del mondo costretti a emigrare per le più differenti ragioni e senza alcun legame familiare; sono in cerca di accoglienza, ma soprattutto hanno la viva speranza di un futuro migliore».