L'ottimismo, intanto. Il rettore Giovanni Betta, non lo perde neanche nei momenti più difficili. È la sua forza. E dà forza alla comunità accademica che, in questi giorni, sta conoscendo quella che è probabilmente una delle crisi più drammatiche in 38 anni di vita. Nelle casse dell'ateneo mancano infatti 31 milioni di euro (ai quali se ne devono aggiungere 9 tra sanzioni e penali) per mancati pagamenti dei contributi previdenziali ai circa 600 dipendenti nel periodo 2011-2014. All'epoca dei fatti era rettore dell'Università Ciro Attaianese. Direttore amministrativo prima Ascenzo Farenti e poi Dg Raffaele Simeone.

Scatta la messa in mora

Per tutti e tre, ieri, è scattata la messa in mora. La firma alla lettera, il Magnifico, l'ha apposta poco dopo le 16 di ieri. In giornata, dopo un incontro con i sindacati, alle 13 ha convocato Attaianese al rettorato. Ma il vertice non ha sciolto i nodi. E neanche i tanti misteri. L'ex rettore, difatti, escluderebbe ogni possibilità che tutto questo sia possibile. E nel corso del vertice con Betta lo avrebbe esortato a mettere in campo uomini "che sanno cercare bene" per trovare gli F24 (ovvero i moduli con i quali vengono fatti i pagamenti all'Inps) che attestano la regolarità dei pagamenti. Più volte incalzato, Betta commenta l'incontro tra il serio e il faceto: «Chi mi conosce sa che non ho nessuna vergogna a dire di essermi sbagliato. Mai come in questa occasione spero di sbagliarmi per evitare un debito da 40 milioni». Ma i vertici scavano da tre mesi, senza trovare nulla.

Intanto sul giallo delle diverse posizioni dei dipendenti emergono novità. Secondo i ben informati le situazioni sono diverse per ogni persona perché l'Inps fa il calcolo pensionistico solo alla fine, e per ogni singolo caso. Una cosa è certa, questa la conferma il rettore Betta: «Gli F24 sonno onnicomprensivi, non è possibile che ad alcuni siano stati versati i contributi e ad alcuni no». Mentre il Durc positivo di aprile potrebbe dipendere da un errore dovuto dal software dell'Inps, che ora - dopo accurate verifiche - ha fatto chiarezza definitivamente: mancano all'appello con certezza 31 milioni.

La rivelazione

Di chi la colpa? Una prima risposta già c'è. Non appena scoppiato il caso il dipendente addetto al pagamento dei versamenti all'Inps avrebbe confidato ai vertici che capitava, ogni tanto, che i versamenti non venissero fatti. Una dichiarazione, quest'ultima, che è destinata a far discutere e che interesserà la Corte dei Conti e l'indagine in corso. Ora però, chiunque sia il colpevole, c'è un debito da saldare. Ma Betta, pur consapevole delle difficoltà, non si arrende. E spiega:«Ci sarà un bando europeo per trovare un istituto di credito che ci dia un mutuo, che sarà almeno trentennale. Un mutuo sostenibile, di circa 1 milione l'anno, non ci fa paura: nessuna ripercussione drammatica».