Rapinatrice, quasi per amore. Valentina Cocciuti, la 28enne residente a Piglio, arrestata nella notte dai carabinieri di Pontecorvo, dopo la rapina compiuta con quattro complici al supermercato Eurospin di Casalvieri, adoperava la sua parte del bottino frutto di ogni colpo messo a segno, per giustificare ai suoi genitori la permanenza in Ciociaria. E’ quanto sarebbe emerso nel corso delle prime dichiarazioni rese alle forze dell’ordine dalla ragazza madre. La figlia di appena due anni vive con i nonni materni in un paesino della provincia de L’Aquila.

Lei, fidanzata a Piglio con uno dei componenti della banda, raccontava ai genitori che rimaneva in Ciociaria per lavoro. I proventi delle rapine, poche centinaia di euro per volta portati a sostegno della famiglia, servivano per avvalorare questa versione. I fatti, purtroppo, erano ben diversi. Sia lei che Antonio Nardozi di Monte San Giovanni Campano, hanno da subito collaborato con i carabinieri fornendo le loro versioni con le quali ammettevano molte delle responsabilità che gli venivano contestate. Per questo sono stati affiancati dall’avvocato Manlio Sera.

Avrebbero raccontato come avvenivano le rapine, confermando che erano ben cinque quelle compiute in meno di un mese e, soprattutto, particolari della banda decisamente fondamentali per definirne i contorni. Circostanze ancora non chiare relativamente al numero di persone che la componevano e che potrebbe essere superiore ai cinque arrestati. Dettagli importanti sarebbero stati forniti anche per indicare chi fosse il reale leader del gruppo, chi deteneva la pistola e come si decideva per i ruoli.

Sabato, nell’ultimo assalto al supermercato, Valentina era alla guida della Fiat Punto rubata che aspettava fuori il “duo di fuoco” che ha seminato il panico all’Eurospin. Nardozi era alla guida dell’auto pulita sulla quale poi sono stati arrestati dai carabinieri sul Tracciolino. Ma le parti spesso si invertivano. Nardozi, infatti, non avrebbe partecipato ad una delle due rapine a Monte San Giovanni Campano perché conosceva la vittima e temeva di poter essere riconosciuto. Poi tutti si riunivano a casa di uno del gruppo per spartirsi i soldi.