Nome Vincenzo. Cognome Minotti. Per molti semplicemente zio Vic. Segni particolari? Il carisma. Età? «Nonna diceva sempre che i bicchieri di vino e gli anni delle donne non si chiedono mai». «Ma tu non sei una donna»... «Fa lo stesso».

Sì, zio Vic è anche un adorabile vanesio. Nel locale di via Marittima, da poco rinnovato con un dehor dal gusto europeo e dalla classe italiana, torna per un attimo indietro con la memoria, quella degli affetti che fanno luccicare gli occhi quando ne ripercorri le storie.

«Questo locale nasce tantissimi anni fa con mia nonna Arcangela Bartolini. Era una latteria con rivendita di tabacchi, la numero 27. Diventa, in seguito, una mensa per la posta, per fare abbeverare i cavalli e offrire un pasto caldo, una trattoria vecchio stampo». Poi a prendere il timone dell'attività è il padre. Inizia a trasformarla in un bar, già allora frequentato dai giovani del vicino liceo scientifico. Infine arriva lui, «il re incontrastato», dice con la "modestia" che lo contraddistingue.

Trentatré anni fa cambia tutto. È una sua caratteristica: essere sempre un passo avanti agli altri. E non può essere diversamente: «Sono un amante del bar, sono un "localaro", vado in giro in cerca di novità». Con la moglie Maria Teresa hanno viaggiato po' dappertutto e il mondo li ha "contaminati"con le proprie originalità che loro, spesso, hanno replicato nel locale. Vincenzo ha frequentato i primi corsi di barman Aibes, trent 'anni fa, quando ancora a Frosinone in molti ne ignoravano l'esistenza.

Durante questi corsi romani ha conosciuto i grandi "maestri del bancone". «Il barman è come un prete. È colui che sa ascoltare il cliente, lo sa tutelare, servire. Gli deve e si deve concedere quel giusto grado di confidenza. Insomma, barman si nasce, ma senza prescindere da una formazione di qualità». Al Caffè Minotti è passata più di una generazione, molti i nomi noti dello spettacolo che non hanno rinunciato a portare un saluto a zio Vic (da Morandi, a Pappalardo, a Cocciante, a Finardi, tanto per fare qualche nome), ma anche molti politici che tra i suoi tavoli hanno stretto accordi più o meno di ferro. Numerosissimi i giovani che da sempre riempiono le varie sale. Vincenzo è un grande osservatore delle loro dinamiche: «Qualche anno fa erano più veri. Ora mi appaiono appiattiti».

Insomma, più apparenza e meno sostanza. Gli aneddoti di zio Vic sono tantissimi, per un attimo gli torna in mente Benito: «Arrivò in città un tendone con uno zoo safari. Mi innamorai di un boa e lo alloggiai nel terrario all'interno del bar». E fu un successo... la fama del boa Benito travalicò i confini cittadini. Vincenzo ha sempre ascoltato prima di altri il vento della novità. Non a caso è nel suo locale che, negli anni novanta, a farla da padrone era il karaoke con un impianto stereofonico che a Frosinone non si era mai visto, tanto da meritarsi i complimenti dello stesso Fiorello. «La gente sveniva per la calca» ricorda Vic.

Ma Caffè Minotti è soprattutto qualità enogastronomica. Vanta una cantina con centinaia di etichette notevolissime. E poi i distillati... «Abbiamo il mondo». Dietro a ogni bottiglia c'è la scelta accurata e competente di Vincenzo: «Il segreto è l'assaggio. E io le assaggio tutte». Il suo sogno? Aprire un bar a Singapore perché «è una città pulita, ordinata e ricca». Perché non lo fa? È un ciociaro 100% e gli affetti sono a Frosinone. E alla nostra domanda su quanto è difficile gestire un locale, diventa molto serio: «In molti pensano che questa città non meriti nulla. Io credo il contrario e investo anche per Frosinone. In cambio vorrei più sicurezza per me che lavoro e per i miei clienti. Le pattuglie delle forze dell'ordine dovrebbero passare più spesso».

E al futuro sindaco della città cosa direbbe? «Ribadisco il tema della sicurezza per tutti, mi sta molto a cuore, e poi che faccia lavorare i gestori dei locali notturni più serenamente, magari allungando un po', in estate, l'orario di chiusura. I nostri ragazzi non devono cercare la movida fuori dal capoluogo. E il Comune non può adagiarsi soltanto sugli investimenti dei commercianti, deve rendere questa città più appetibile, anche con eventi mirati e a tema non solo nella parte alta, ma in ogni quartiere. Questa città deve risorgere con la partecipazione di tutti». Qui, da sempre, le belle ragazze sono state una componente imprescindibile, ma Vincenzo Minotti, che conferma, non ha mai ceduto alle tentazioni: «Sul lavoro l'aplomb è tutto». E i tuoi amici di una vita? «Sono tutti matti e mi aiutano a viverla con più leggerezza. Rompiballe? No grazie».

Questo è Vincenzo Minotti. Lavora molto e sorride alla vita con uno sguardo perso nel futuro, così profondo da far invidia a molti giovani. Ci saluta così: «Un grazie fa bene a chi lo dice e a chi lo riceve... e speriamo di andare in serie A». E la prossima estate ancora Shabby Chic.