Un viaggio virtuale, poi neanche tanto, nel tempo e nella storia attraverso i nomi delle strade, delle piazze, degli spazi pubblici che ogni giorno, perlopiù distrattamente, frequentiamo. Quanti di noi uscendo di casa hanno pensato: chi è questo signore cui è intestata questa via? Cosa successe il tal giorno di tanto importante? Ma poi per pigrizia non si è mai approfondito.

Durante tutta la storia dell’uomo, dall’invenzione della scrittura in poi, i sapiens hanno sempre cercato di dare i nomi ai luoghi che incontravano, spesso in relazione alla conformazione geografica, ma non solo; e allora è facile imbattersi, nella toponomastica cittadina, in scopritori ed esploratori che danno il proprio nome ai luoghi che incontrano, o a regimi differenti che rinominano le strade a seconda dei personaggi che compongono la propria pretesa tradizione storico-culturale. Da l’esaltazione dei nomi delle patriottiche vittorie nella prima guerra mondiale, ai riferimenti all’antichità romana, ai personaggi che hanno legato il proprio nome a quello della città, a Frosinone, e in special modo nel centro storico, è facile compiere un viaggio nella storia attraverso la toponomastica.

Tralasciando la vexata quaestio sull’origine del nome di Frosinone, camminando per le vie del capoluogo, uno dei primi toponimi che destano curiosità è quello di Francesco Brighindi. Attivista socialista, avo di Francesco Brighindi attuale presidente del circolo Pd di Frosinone, nel 1924 fu vittima dell’aggressione di un manipolo di fascisti che lo percossero così tanto da ridurlo in fin di vita. Una brutale aggressione dalla quale non si riprese, tanto che nel 1927 morì per le conseguenze di quel vile pestaggio.

Nell’immediato dopoguerra, il governo di Frosinone liberata, nella sua attività di riordino della toponomastica, decise di cambiare i vecchi nomi imposti dal regime fascista e decise di intitolargli la strada che finisce nei pressi dell’attuale palazzo della Provincia, un tempo sede anche dei Fasci di combattimento.

Risalendo per viale Marconi, si arriva a via Giuseppe Acciaccarelli che, da largo Sant’Antonio, percorrendo come un serpentone il colle della Prebenda, arriva fino al liceo classico “Tur r iziani”. Acciaccarelli, capitano del Regio Esercito Italiano, morì durante la prima guerra mondiale in una delle offensive italiane sul Carso, sul Veliki Hriback nota anche come Cima Grande. Eroe di guerra, come Acciaccarelli, è anche Norberto Turriziani cui è intitolato non solo il liceo, ma anche la biblioteca comunale e l’omonimo largo che taglia in due corso della Repubblica. Norberto, figlio del cavaliere Antonio, che è stato podestà di Frosinone, morì a 21 anni a Cima Campiluzzi, nell’alto - piano vicentino, mentre guidava i suoi uomini contro l’esercito austriaco.

La via che porta nel cuore della città vecchia è via Fratelli Bragaglia. I famosi Alberto (teorico del teatro astratto), Anton Giulio (massimo esponente del fotodinamismo futurista), Arturo (fotografo e attore di talento), Carlo Ludovico (scenografo e regista) che tanto hanno dato al mondo della cultura italiana e mondiale, erano figli di Francesco, per anni direttore generale della Cines. Dai fratelli Bragaglia, si passa ai fratelli Maccari, Giovan Battista e Giuseppe. Giovan Battista, nato a Frosinone nel 1832, fu patriota e poeta appartenente al gruppo dei “Poeti della Scuola Romana” di cui fu il più alto esponente. Giuseppe, nato a Frosinone nel 1840, fu anch’egli patriota, poeta e soprattutto apprezzato, dotto e valente grecista.

Morì a soli 26 anni. La passeggiata nel centro storico si arricchisce di un episodio ancora vivo nella memoria dei frusinati di cui rimane traccia in vicolo Pagliare Bruciate: agosto 1798, periodo dell’occupa - zione francese nel capoluogo cio ciaro. Le truppe di Gioacchino Murat stavano perpetuando l’ennesimo saccheggio a danno della popolazione, quando un gruppo di donne, stanche dei soprusi insorse ro, invadendo il vicolo con paglia e ramaglie ed appiccando successivamente il fuoco che imprigionò la soldataglia francese, che premeva alle porte della città e alle mura, costringendola alla resa.

Da vicolo Pagliare Bruciate si passa in piazza Luigi Valchera, attivista socialista e sindaco di Frosinone, indicato dal Cln, tra il 1945 e il 1946. Uscendo da piazza Valchera si transita su via Luigi Angelone, uno dei personaggi più illustri della storia di Frosinone. Nato nel 1759, fu patriota sincero e fervente. Amico carissimo di Giuseppe Mazzini, fu tra i massimi esponenti del primo Risorgimento italiano. Letterato eccelso, si spese in maniera appassionata per la causa dell’indipendenza ed e l’unificazione dell’Italia, pagando il suo attivismo con l’esilio. Ebbe frequentazioni importanti con Canova, ma morì esule e poverissimo a Londra nel 1842.

Camminando per altri pochi passi ci si imbatte in un piccolo dedalo di strade e piazze dedicate a personaggi importanti per Frosinone: via Pietro Tiravanti (eroe di guerra morto durante le operazioni belliche in Libia l’11 luglio 1915 a Zintan, a causa delle ferite riportate in combattimento), via San Gaspare del Bufalo (fondatore di una missione intorno al 1820), piazza Raffaele Scapaticci (magistrato presso il tribunale di Frosinone, applicato all’ufficio d’istruzione ai primi dell’ ‘800) e via don Luigi Minotti (storico parroco di Santa Maria che salvò tantissimi frusinati durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale). Nel tour storico come non parlare di via Nicola Ricciotti. Ricciotti, nato nel 1797, fu uno dei massimi patrioti italiani. Molto apprezzato da Garibaldi, che diede a uno dei suoi figli il nome Ricciotti, combattè in prima linea. Venne fucilato assieme ai fratelli Bandiera nei pressi di Cosenza nel 1844. Una delle piazze storiche è dedicata a Domenico ed Emilio Diamanti. Domenico fu il primo sindaco di Frosinone dopo la proclamazione di Roma Capitale d’Italia, mentre Emilio, figlio di Domenico, ingegnere, finanziò la realizzazione del monumento ai martiri della regione nell’attuale piazza della Libertà.

Le ultime tappe interessanti ci portano in largo Aonio Paleario (umanista di Veroli noto come riformatore religioso, impiccato e bruciato sul rogo come eretico) e in via Vincenzo Ferrarelli. Ferrarelli, militare, dopo l’8 settembre passò tra i partigiani. Catturato da militanti della Rsi, venne fucilato nei pressi di Cuneo. Due toponimi, infine, meritano un ultimo approfondimento: piazza VI dicembre e via Muro rotto. La piazza del Comune si chiama così perché ricorda la data in cui la città venne elevata a rango di capoluogo per decisione del Duce, mentre muro rotto è un toponimo di epoca medievale e nei catasti con muri rotti si indacava normalmente una successione di orti.