Sono trascorsi 13 anni da quando fu realizzato il Parco del Melfa, ma oggi le condizioni nelle quali si mostra a chi lo frequenta non sono più quelle. La staccionata laterale che separa il vasto prato erboso dalle sponde del fiume Melfa da una parte e l’area retrostante della ex cartiera Visocchi dall’altra, sono in più punti divelte e mancanti.

È installato un solo cestino per la raccolta dei rifiuti che non ce la fa a contenere il materiale, anzi: quella zona è, forse, l’unica di tutto il territorio atinate nella quale manca la raccolta differenziata. Il suggestivo ponte pedonale di legno lamellare che attraversa il Melfa è aggredito sulla sponda destra, da una folta vegetazione che ne limita fortemente il panorama.

Il Parco del Melfa è, nonostante tutto, una realtà che arricchisce le sponde del fiume mentre attraversa e poi si allontana l’omonima contrada: anche in quelle condizioni quello spazio attira il pubblico che vi si reca per passeggiare in un’area incontaminata dove ascoltare il rumore dell’acqua che fluisce verso valle, o praticare la pesca, altri invece approfittano di un guado più avanti ammirano il lento fluire del fiume.

Un tale patrimonio non può essere lasciato senza cure periodiche e interventi di miglioramento. Infatti il tempo per effettuare le opere di conservazione è stato superato da un pezzo: bisogna riparare le staccionate, sistemare i percorsi pedonali (magari eliminando quei blocchi di cemento all’ingresso con più eleganti tornelli). Liberare dai troppi alberi il greto del fiume così da permettere la vista dell’acqua (e indurre a non farlo chi vuole sbarazzarsi di buste e sacchi oggi nascosti qua e là tra gli arbusti); piazzare altri cestini per la raccolta dei rifiuti differenziata; posizionare più panchine oltre l’unica presente.

La striscia di terra trasformata a Parco misura oltre 300 metri di lunghezza e larga una ventina ed è fiancheggiata da rovi di spini sul lato del fiume e da un panorama malinconico su quello opposto dove si stagliano i resti della ex cartiera e un percorso abbandonato di motocross.

Il ponte in legno che unisce le due sponde del Melfa è, tra l’altro, un’opera ardita e di encomiabile fattura: esso collega il Parco con le strutture dell’ippodromo di via Case di Melfa e ha un altro pregio: escludendo quello sul Melfa della superstrada è stato il primo ponte realizzato sul fiume dal dopoguerra.

Quando fu pensato e costruito non mancarono polemiche e critiche, denunce alla Procura e dimissioni dell’allora direttore dei lavori (l’opposizione temeva che il ponte impedisse il normale deflusso dell’acqua in caso di forti piogge): il fatto che dopo 13 anni non sia accaduto nulla dimostra la bontà di quel progetto. Ora serve uno sforzo per riqualificare l’area e per godere di un’oasi di natura e tranquillità.