Purtroppo è un fatto risaputo da qualche anno, ma questa volta ci sono i numeri. Quelli del database del Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio sulle cure sanitarie erogate nel 2014. Numeri da cui emerge che la provincia di Frosinone, nel Lazio, è quella che ha registrato il tasso più alto dei ricoveri di pazienti in età pediatrica con problemi di asma. In percentuale, più del doppio rispetto a Roma.

I ricoveri, per la precisione, sono stati 121 e sono stati così distribuiti: 88 al “San Benedetto” di Alatri, 8 al “Santa Scolastica” di Cassino, 10 al “S.S. Trinità” Sora, 4 allo “Spaziani” di Frosinone, 11 invece i ricoveri in ospedali romani. Dati che vanno in controtendenza rispetto al trend nazionale dove le ospedalizzazioni per questa patologia sono in diminuzione. In provincia di Frosinone, invece, il tasso dei ricoveri è salito: negli ultimi cinque anni è passato da 1,18 a 1,77%. In Italia è sceso dallo 0,9 allo 0,5%. Al di sopra della media anche i ricoveri per asma dei pazienti in età adulta: nel 2014 in provincia di Frosinone sono stati 25 mentre per fare un raffronto, in quella di Latina 15. 

Insomma, i dati sanitari sono incontrovertibili. A segnalarli, nei giorni scorsi, era stato il consigliere provinciale Danilo Magliocchetti, il quale aveva posto l’interrogativo se l’escalation di ricoveri per asma potessero essere correlati ai dati sull’inquinamento dell’aria. In particolare quelli riguardanti le polveri sottili che in provincia di Frosinone registrano concentrazioni tra le più alte d’Italia. 

Il collegamento tra Pm10 e patologie respiratorie viene da solo anche se, come osserva Achille Campoli, pediatra e ex primario dell’ospedale “Spaziani”, «a tutt’oggi possiamo rimanere nel campo delle ipotesi perché non esistono studi epidemiologici al riguardo. Su un fatto non c’è dubbio: in questi ultimi anni c’è stato un aumento esponenziale di casi di asma e altre patologie respiratorie. Per spiegare questi fenomeni si privilegia una lettura multifattoriale, dalla genetica all’ambiente». 

Chi invece si è messo al lavoro per provare a capire quanto le condizioni pessime dell’aria incidano sulla salute, è l’associazione “Medici di famiglia per l’ambiente”. L’associazione ha distribuito migliaia questionari nei principali istituti superiori del capoluogo. L’iniziativa è stata accolta positivamente perché, hanno spiegato i rappresentanti di “Medici di famiglia per l’ambiente”, i ragazzi avvertono il problema. Se ne saprà di più quando, una volta completata la raccolta delle informazioni, le stesse verranno rielaborati sotto un profilo epidemiologico. Forse, visti l’aumento vertiginoso di casi di asma, servirebbero studi più articolati e approfonditi.

Nel frattempo però i dati a livello nazionale sulle conseguenze dell’aria inquinata non sono rassicuranti. Soprattutto per l’Italia. L’Organizzazione mondiale della sanità è da anni che fornisce numeri inquietanti, ma il dossier più recente è quello pubblicato nei giorni scorsi dall’Agenzia europea dell’ambiente. Tra i 28 Paesi dell’Unione europea l’Italia è quello con il più alto numero di morti premature rispetto alla normale aspettativa di vita a causa dell’inquinamento dell’aria: la Penisola nel 2012 ha registrato 84.400 decessi di questo tipo, su un totale di 491mila a livello Ue. Tre gli agenti killer responsabili del record negativo: le micro polveri sottili (Pm2.5), il biossido di azoto (NO2) e l’ozono. nello studio europeo non vengono prese in esame le situazioni provinciali, ma sia le micro polveri sottili che il biossido di azoto, a Frosinone, fanno registrare livelli oltre i limiti di legge.