Apriamo una pagina qualunque del libro "L'odissea degli internati militari italiani della provincia di Frosinone - nell'inferno del Terzo Reich" di Erasmo Di Vito e Francesco Di Giorgio: «Fui costretto ai lavori forzati vicino alla stazione di Reclinklausen... Ricordo che io e altri centocinquanta prigionieri, messi in fila indiana, dovevamo caricare blocchi di cemento a "passamano" a ritmi sostenuti e senza sosta. Il freddo era intenso per cui capitava che qualche blocchetto mi cadeva dalle mani. La sera, quando ci sedevamo per mangiare, le guardie tedesche non mi facevano consegnare il rancio perché, a loro dire, non avevo lavorato. Non solo restavo digiuno, ma dovevo subire anche maltrattamenti sulle mani con i mestoli della mensa». È soltanto una delle tante testimonianze raccolte nel volume. Una delle tante vite che ha sofferto in un periodo balordo della storia.

Ieri la Banca Popolare del Frusinate e il Centro documentazione e studi Cassinati sono stati protagonisti di un convegno all'interno dell'auditorium diocesano San Paolo. Lo scopo è stato quello di tenere accesa la fiammella della memoria sui tanti giovani soldati catturati dai tedeschi dopo l'8 settembre 1943, giorno della proclamazione dell'armistizio (costituìl'atto con il quale il Regno d'Italia cessò le ostilità verso gli alleati durante la Seconda Guerra Mondiale). Si è parlato di Italienische Militär-Internierte, Internati Militari Italiani, più noti con l'acronomo Imi. Era questo il nome che le autorità tedesche diedero ai soldati italiani catturati dalle forze armate della Germania nei giorni immediatamente successivi all'8 settembre ‘43 e deportati nei territori del Terzo Reich. Non considerati prigionieri di guerra, ma piuttosto ostaggi, quanti rinunciarono a prestare giuramento alla Rsi (Repubblica sociale italiana) furono utilizzati come preziosa risorsa di manodopera nei campi e nelle fattorie, nelle industrie belliche, nell'edilizia e nelle miniere. In condizioni spesso disumane e a migliaia morirono di stenti e di malattia oltre che per i bombardamenti delle forze alleate o per l'affondamento delle navi che li stavano portando, prigionieri, dai luoghi della cattura verso la Germania.

La conferenza, a cui hanno preso parte gli autori del libro "L'odissea degli internati militari italiani della provincia di Frosinone - nell'inferno del Terzo Reich" Erasmo Di Vito e Francesco Di Giorgio, ha visto in apertura i saluti del presidente della Banca Popolare del Frusinate Domenico Polselli, del presidente della Provincia Antonio Pompeo e del Prefetto Emilia Zarrilli. Ha coordinato l'evento il presidente del centro documentazione e studi cassinati onlus Gaetano De Angelis-Curtis. Sono state raccolte le testimonianze di Antony Vittiglio, cassinate combattente nell'esercito Usa in centro Europa che ha partecipato allo sbarco in Normandia, protagonista della liberazione di alcuni internati della Provincia, Anita Margiotta, figlia del generale Luigi Margiotta, internato nel lager 83 Wietzendorf. Infine, sono intervenuti Lutz Klinkhammer, vice direttore dell'istituto storico germanico di Roma, già membro della commissione degli storici italo-tedesca e Teresa Armato, consigliere del ministro della difesa, senatrice Roberta Pinotti.