Il "Teatro tra le porte", la manifestazione (ad ingresso totalmente gratuito) fortemente voluta dal sindaco Nicola Ottaviani, proporrà oggi alle 21.15 in piazza Luigi Valchera "Eppur mi son scordato di me", sesto appuntamento della rassegna.

Gianni Clementi ha scritto per Paolo Triestino un ritratto divertente, originale eppur commovente, la cui storia incontra la Storia e molta musica di Lucio Battisti. Tutti abbiamo una colonna musicale della nostra vita: Antonio, un quasi sessantenne, ci propone la sua, appassionata, stupita ed amabilmente contraddittoria. La vita ha preso la propria strada: ma come è potuto succedere che Antonio si sia scordato di sé? E Francesca, è ancora lei? Il ragazzo che siamo stati, ci riconoscerebbe oggi o ci manderebbe a quel paese? E se ci "ritorniamo in mente", cosa vorremmo essere ancora e cosa non vorremmo più, di quello che siamo diventati? Cosa può liberarci dei pesi dell'età adulta?

L'attore dimostra di avere tutte le doti del mattatore; con la complicità di una chitarra rievoca infatti alcune delle indimenticabili canzoni di Lucio Battisti, che hanno fatto da colonna sonora alla vita di Antonio e recita parole poetiche soprattutto quando racconta dell'amore. Servendosi solo di una panca mobile composta da tre sedute, spostata in base all'esigenze di copione, la storia di Antonio, prende man mano forma, tanto che sembra di sentir parlare un amico di famiglia. Egli è, infatti, un uomo come tanti, che cerca di ritrovare se stesso, dopo un'operazione che gli ha in parte resettato il cervello. Alla soglia dei sessant'anni lo attende così una lunga convalescenza, circondato dagli amici di sempre, dal cognato, che lo riporterà a casa dall'ospedale, e dall'affetto di quella donna, che lo conquistò con un sorriso quando all'epoca della scuola, lui giovanissimo e con una montagna di capelli, insultò il Preside. Ma quella Francesca che ha sposato Antonio, ora, ai suoi occhi, non sembra più essere lei. Antonio ha solo la musica del suo mito in testa e quella di voglia di conoscerlo e, magari, farci un giro in moto per le vie di Poggio Bustone, città natale del cantante.

Un vero canto libero per Triestino che dà vita a un personaggio insolito, intaccato da un male che ha modificato la sua esistenza così come il punteruolo rosso ha corroso l'anima delle sue amate palme in quei giardini di marzo. Gli anni '60 e '70 si susseguono così tra un filmato di Canzonissima, le sequenze del film Il grande Dittatore e le immagini dell'assassinio di John F. Kennedy, mentre un brivido e un lungo applauso conclude questo straordinario monologo. Lirismo, comicità, ricordi, pensieri e parole si incontreranno in una pièce che emozionerà il pubblico.