Sono tutti renziani, ma francamente meraviglia chi si meraviglia. Nella politica italiana va così, a fasi cicliche: tutti andreottiani, poi craxiani, quindi berlusconiani e prodiani.
Il Partito Democratico non fa eccezione: tutti dalemiani, quindi veltroniani. Non stupisce affatto che l'ex presidente del consiglio abbia raggiunto percentuali del genere nella fase congressuale riservata agli iscritti.
Anche in provincia di Frosinone, dove è arrivato all'81,35%. D'altronde erano davvero tutti dalla sua parte: i senatori Francesco Scalia e Maria Spilabotte, il deputato Nazzareno Pilozzi, l'assessore regionale Mauro Buschini, il consigliere regionale Marino Fardelli, il presidente della Provincia Antonio Pompeo, il segretario provinciale Simone Costanzo, il presidente Domenico Alfieri, la vicesegretaria Sara Battisti. Adesso bisognerà vedere quali saranno le percentuali nella fase delle primarie,non riservate esclusivamente ai tesserati. Ma il problema vero si porrà tra qualche mese, quando dovranno essere decise le candidature "pesanti". Alla Camera e al Senato innanzitutto. Ma pure alla Regione.
A Montecitorio e Palazzo Madama puntano Maria Spilabotte (che con Renzi parla direttamente), Francesco Scalia (che in Luca Lotti il suo punto di riferimento), Nazzareno Pilozzi (che si confronta con Maria Elena Boschi), Francesco De Angelis (che ha aderito all'area di Matteo Orfini).
Per le regionali ci sono Mauro Buschini (che è rimasto con De Angelis, non seguendo Nicola Zingaretti nel posizionamento sulla mozione di Orlando), Marino Fardelli (che è rimasto con Scalia e neppure lui ha seguito Zingaretti) e Antonio Pompeo, il quale fa riferimento a Scalia ma da tempo sta costruendo una sorta di partito dei sindaci. Trasversale alle varie componenti.
Quando si discuterà delle candidature, l'unità di questi giorni della classe dirigente locale è destinata a sciogliersi come neve al sole.