La maledizione della Sinistra si è di nuovo materializzata. Se nel 2007 il Partito Democratico nacque sull'onda lunga di un processo di "fusione" (tra Ds e Margherita), adesso si parla soltanto di "scissione". Il fatto è che dopo il 4 dicembre (trionfo del no al referendum) il sistema proporzionale è tornato di straordinaria attualità nel panorama politico italiano. In molti stanno gettando le basi per costruire un proprio partito, perché, superando la soglia di sbarramento del 3%, si può avere rappresentanza alla Camera. Il destino del Pd era annunciato da tempo. Adesso bisognerà vedere cosa succederà nel dettaglio, ma il quadro a sinistra è abbastanza chiaro: il Pd di Matteo Renzi, la Sinistra di D'Alema, Bersani, Rossi, Speranza e, forse, Emiliano, il Campo Progressista di Pisapia, la Sinistra Italiana di Fratoianni e poi altre formazioni che verranno.
Quadro in evoluzione anche nel centrodestra, soprattutto dopo che Forza Italia ha detto in modo netto che non accetterà mai che possa essere la Lega ad esprimere il candidato premier. Il Movimento Cinque Stelle va avanti lungo il solco dell'isolazionismo (nessuna alleanza), ma adesso Beppe Grillo sa che sulla legge elettorale si decideranno i futuri destini politici dell'Italia. Il paradosso è che si è tornati a parlare di premio alla coalizione, proprio per spingere ad alleanze. Nel centrosinistra si potrebbe arrivare al paradosso di una coalizione formata dal Pd di Renzi, da dalemiani e bersaniani, dal Campo Democratico e dalla Sinistra Italiana. La domanda è: che senso avrebbero avuto, in questo caso, le scissioni?