«Una ferma convinzione mi guiderà: Confindustria deve restare no-partisan, e non bipartisan; deve essere equidistante dai partiti ma non dalla politica per partecipare in maniera responsabile alla definizione delle politiche di questo Paese». Lo ha detto Vincenzo Boccia all’assemblea privata di Confindustria, appena eletto presidente. Un messaggio chiaro. Perché un conto sono i partiti, mentre altro discorso è la politica, fondamentale per un’azione di governo necessaria al Paese, alle istituzioni e ai cittadini. Qualche giorno prima Maurizio Stirpe, vicepresidente di Confindustria e numero uno di Unindustria, aveva detto: «A Roma non bisognava andare a votare. Per la Capitale e per i cittadini, vista la situazione, sarebbe stato meglio un commissariamento di almeno un anno e mezzo…». Parole pronunciate durante l’intervista  a Rebus, su Canale 21 (canale 10 del digitale terrestre). Aveva argomentato Stirpe: «Finora dai candidati non ho ancora sentito una vera strategia per Roma, una visione sul futuro della città. Piuttosto ho ascoltato solo tante promesse che saranno impossibili da mantenere». Una bocciatura dei candidati a sindaco della Capitale, espressione dei partiti.
“Affinità elettive” tra Vincenzo Boccia e Maurizio Stirpe. Un segnale di quella che sarà la strategia di Confindustria. Peraltro anticipata da Boccia nelle scorse settimane, quando il neo presidente aveva rilevato: «La nostra sarà una ossessione per la crescita del Paese e delle nostre imprese: le piccole imprese devono diventare medie, le medie devono diventare grandi, le grandi devono diventare multinazionali. La nostra sarà la sfida della crescita. Dobbiamo lavorare sui tre pilastri fondamentali del nostro sistema: identità, rappresentanza e servizi». Con le deleghe al lavoro e alle relazioni industriali, Maurizio Stirpe avrà un ruolo di primo piano nel confronto con il Governo.