Cinque ore di dibattito per capire se la diffida ad adempiere ad Acea dovesse essere calibrata su sei o su tre mesi. Basterebbe questo per capire che le motivazioni dei sindaci sono state anche (anzi, soprattutto) politiche. Ma un day after vero e proprio non c’è, semplicemente perché la vicenda è ancora aperta. Lo è perché le contestazioni al gestore del servizio idrico dovranno essere esplicitate nell’intimazione ad adempiere: nella delibera non ci sono e si fa riferimento alla relazione della Segreteria Tecnico Operativa. Lo è perché, malgrado tutti oggi ripetono che la votazione è valida, in realtà si sta già ragionando sull’ipotesi di riconvocare l’assemblea e ripetere l’operazione se qualcuno dovesse presentare ricorso al Tar. Inoltre, su un altro versante, bisognerà attendere il verbale della seduta, che sarà stilato sulla base delle registrazioni, ma in ogni caso mai prima d’ora si era votato per alzata di mano. Optando costantemente per l’appello nominale, fondamentale per stabilire il doppio quorum, dei presenti e della percentuale degli abitanti rappresentati. In ogni caso il presidente Pompeo ad un certo punto ha chiesto di ripetere la votazione. Non è stato possibile perché nel frattempo diversi amministratori erano andati via. Ma il problema è stato posto, su questo non c’è dubbio.
La considerazione, però, è anche un’altra. I sindaci non hanno un piano alternativo di gestione del servizio idrico semplicemente perché confidano nel fatto che Acea possa adempiere nel termine di sei mesi. E questo implicitamente conferma che si è voluto mandare un segnale di tipo politico. Così traducibile: “Il vento è cambiato”. Ma Acea ha ribadito di non aver ricevuto finora alcuna contestazione formale. La domanda è: cosa succede se la società decide di intraprendere un percorso giudiziario? Nessuno risponde, da giorni, da settimane, da mesi. La gestione diretta del servizio da parte dei Comuni non si può fare, la strada delle società miste o in house rimane un’incognita. Infine, il fronte trasversale, quello che è andato da Antonio Pompeo (Pd) a Nicola Ottaviani (Forza Italia), ha mostrato le prime crepe. Dopo la tornata elettorale di giugno cosa succederà?
Insomma, troppe domande e poche risposte finora.
Su un tema così delicato e complesso non può bastare una motivazione politica.