L'economista francese Jean Paul Fitoussi, intervistato ieri sera nel corso del programma Piazza Pulita condotto da Corrado Formigli su La 7, ha espresso tre concetti chiave. Il primo: il massimo di autonomia politica che oggi l'Unione Europea concede agli Stati nazionale (Germania esclusa naturalmente) è quella di cambiare i Governi, ma non le politiche, dettate sempre e comunque da Bruxelles, Strasburgo e Berlino. Il secondo: si può davvero parlare di democrazia sostanziale se il voto viene spinto, in qualunque tipo di consultazione, dalla rabbia e dalla pancia? Nel senso che su risultati del genere tutto si può garantire meno la stabilità di governo e la necessità di politiche di rottura vera rispetto alle logiche finanziarie di un'Europa sempre più matrigna. La terza: le classi dirigenti degli Stati nazionali vengono travolte perché devono portare avanti politiche (soprattutto economiche) di lacrime e sangue, non decise da loro. Per restare soltanto agli ultimi mesi: David Cameron è stato travolto dall'esito della Brexit (consultazione sulla quale però hanno pesato anche le tematiche dell'immigrazione e della sicurezza) e si è dimesso da primo ministro, da parlamentare e da leader dei Laburisti. In Francia Fancois Hollande, per evitare la disfatta in partenza dei Socialisti, ha dovuto annunciare che non si ricandiderà all'Eliseo. Non era mai successo prima. In Italia Matteo Renzi ha dovuto prendere atto di una disfatta non pronosticabile nelle proporzioni. Le dimissioni da premier sono state congelate dal Capo dello Stato Sergio Mattarella, ma ci saranno. Soltanto Angela Merkel veleggia alla guida della Germania. Non è un caso e la vittoria del No va letta anche e soprattutto come un voto di protesta e di rabbia nei confronti di politiche che i Governi nazionali attuano su indicazioni e pressioni dell'Unione Europea. In Italia i poveri aumentano, le politiche fiscali improntate al rigore hanno letteralmente azzerato il ceto medio, quello che per decenni ha garantito la crescita attraverso i consumi. Le imprese sono tartassate dal fisco, accerchiate dalla burocrazia (per ottenere un'autorizzazione ambientale bisogna prepararsi ad una vera Odissea) e impossibilitate a portare avanti politiche di sviluppo. Le famiglie sono più povere e i genitori immaginano un futuro peggiore per i propri figli. Infatti chi può va all'estero. La desertificazione industriale ed economica ha gonfiato le vele del No più di Grillo, Berlusconi, Salvini, D'Alema e Meloni messi insieme. Questa è la realtà. L'alternativa degli elettori quando entrano nella cabina per votare è tra tecnocrazia europea e populismo. Il massimo di autonomia concessa oggi agli Stati nazionali è di cambiare governi (Berlusconi, Monti, Letta, Renzi). Non le politiche.Fitoussi ha ragione.